La dipendenza da internet implica l’oLa dipendenza da internet implica compulsione e ossessione per l’utilizzo del web che può arrivare anche fino a 40 – 50 ore a settimana
La dipendenza da internet è un problema sempre più diffuso soprattutto tra i giovani. Se da un lato le evoluzioni tipiche delle nuove scoperte migliorano la qualità della vita delle persone, dall’altro un cattivo uso delle stesse è causa di notevoli disagi con ripercussione sulla vita personale, lavorativa o scolastica. Non fanno eccezioni le scoperte tecnologiche e in modo particolare l’utilizzo di internet, che ha prodotto in modo dilagante una nuova forma di dipendenza meglio conosciuta come IAD: Internet Addicition Disorder.
Le nuove dipendenze, o dipendenze senza sostanza, si riferiscono a una vasta gamma di comportamenti anomali: tra esse possiamo considerare lo shopping compulsivo, il gioco d’azzardo patologico, la dipendenza da TV e da serie TV, la dipendenza da smartphone o da internet le dipendenze dal sesso e dalle relazioni affettive, le dipendenze dal lavoro.
La dipendenza da internet è legata alla difficoltà nel controllo degli impulsi e a gestire stati emotivi dolorosi. Ad essere problematico non è di per sé il comportamento ma la compulsione e l’ossessione nell’attivarlo e la difficoltà o impossibilità a cessarlo. Le persone affette dalla dipendenza da internet infatti, dedicano un tempo prolungato all’utilizzo della rete che può arrivare anche fino a 40-50 ore a settimana. Il comportamento non è scevro da conseguenze. Di fatti, oltre a notevoli vissuti di colpa per aver perso tanto tempo al computer, la persona dipendente trascura il lavoro, gli affetti familiari, le relazioni sociali, lo studio e il proprio benessere psicofisico in genere.
Secondo il neuroscienziato E. Goldberg, è necessario che siano presenti i seguenti sintomi per poter fare una chiara diagnosi di IAD:
1. bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore in rete per ottenere soddisfazione;
2. marcata riduzione di interesse per altre attività che non siano legate a Internet;
3. sviluppo, dopo la sospensione o diminuzione dell’uso della rete, di agitazione psicomotoria, ansia, depressione, pensieri ossessivi su cosa accade on-line, classici sintomi dovuti all’astinenza;
4. necessità di accedere alla rete sempre più frequentemente o per periodi più prolungati rispetto all’intenzione iniziale;
5. impossibilità di interrompere o tenere sotto controllo l’uso di Internet;
6. dispendio di grande quantità di tempo in attività correlate alla rete;
7. continuare a utilizzare Internet nonostante la consapevolezza di problemi fisici, sociali, lavorativi o psicologici recati dalla rete.
Chi si fa inghiottire dalla “macchina tecnologica” sembra avere la necessità di crearsi una seconda pelle o una realtà diversa, maggiormente appagante, seppur in modo illusorio, al fine di rendere più tollerabile un mondo vissuto come frustrante, in cui i bisogni e i desideri non trovano mai un’immediata realizzazione. Tale attaccamento nei confronti della rete sembra essere maggiormente frequente nei soggetti che stanno vivendo o hanno subito degli eventi di vita sfavorevoli, oppure che presentano già dei disagi psichici (depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, gioco d’azzardo patologico, ecc.). È facile intuire come, di fronte a un male sempre più dilagante, i professionisti della salute mentale si siano dedicati allo studio di nuove terapie per curare la Internet dipendenza. Così, oltre alla psicoterapia classica in presenza, si sta diffondendo sempre di più la psicoterapia on line. Tale pratica, potrebbe essere un valido modo per avvicinare i navigatori dipendenti per poi aiutarli a uscire dalla rete.
Per saperne di più sulla dipendenza da smartphone: nomofobia